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venerdì 15 ottobre 2010

Spunti di riflessione

Negli ultimi tempi non compro quotidiani, in realtà compro solo L’Internazionale che è un settimanale di cui consiglio la lettura a tutti. Così mi informo soprattutto attraverso la radio, il web, (anche perchè ho la televisione, ma non l’antenna) e guardando in streaming alcuni programmi (i pochi decenti sulla rai) di approfondimento.
Non vado quasi mai sui siti dei quotidiani, ma ogni tanto apro quello dell’ Unità, da quando ne è diventata direttrice Concita de Gregori mi piace leggere i suoi editoriali.
Trovo che il sito sia molto funzionale e facile da consultare. E’ stato così che l’altro giorno ho visto lo spazio curato da  Igiaba Scego, una scrittrice e giornalista nata in Italia, a Roma, da una famiglia di origini somale. Aprendo la rubrica della  Scego ho letto questo breve articolo che  vi riporto, penso potrebbe essere un spunto interessante per riflettere, anche coi ragazzi visto che si fa riferimento ad una trasmissione televisiva molto famosa anche tra i giovanissimi. A me ha fatto pensare….
Sandra Caciagli


IGIABA SCEGO dal sito de  l’Unità

Esame di italiano

Sere fa mi sono imbattuta in rete in un faccia a faccia trasmesso dalle Iene. La iena Giulio Golia ha smontato pezzo per pezzo la dichiarazione dell’assessore del Comune di Roma Laura Marsilio. L’assessore aveva dichiarato (riferendosi alla questione dei figli di migranti, le cosiddette seconde generazioni): «Anche se questi bambini sono nati in Italia è sbagliato considerarli non stranieri». Non stranieri??? Quindi stranieri. Per l’assessore Marsilio se sei nato in Italia e sei nero o hai gli occhi a mandorla non sei (e forse non lo sarai mai) italiano. Questo, fa giustamente notare la iena Golia, è molto grave soprattutto se detto da un assessore alla scuola. Golia per dimostrare la sua tesi mette a confronto Marsilio con due ragazzi romani, romanisti di origine nigeriana. Lo show, anche se a fin di bene, mi ha rattristato parecchio. Da una parte c’era l’assessore che non si arrendeva all’evidenza di trovarsi davanti a due italiani neri. Continuava a dire che i due ragazzi «sono portatori di una cultura diversa». Dall’altra però c’erano questi due ragazzi neri italiani costretti dalle circostanze a dimostrare il loro grado di italianità: «tifiamo la “Maggica”, “me so magnato du porzioni de matriciana fatta da mi madre”, “la mi ragazza è italiana”, “non parlo il nigeriano”. Perché, mi chiedo, noi figli di migranti dobbiamo dimostrare quanto siamo italiani? Ho pensato che io figlia di migranti nata in Italia non ho mai mangiato la carbonara. Questo fa di me una straniera? Mi sono ricordata di Zhanxing Xu una figlia di migranti come me. A lei piace il riso e non la pasta, non ama il calcio e studia il tedesco. Zhanxing Xu si sente italianissima, perchè è qualcosa di insito in lei. In una sua lettera che gira in rete scrive: «Non ho bisogno di tingermi di verde, bianco e rosso per sventolare ciò che sono».
12 ottobre 2010





1 commento:

  1. Mi ricorda un gioco che facemmo in un incontro sul grado di italianità di ognuno, il gioco fece emergere come il posizionamento di ognuno dei presenti era tutt'altro che scontato e prevedibile. Mi sembra triste che gli italiani, la cui identità nazionale è giovane e debole, si arrampichino sugli specchi quando cercano di definirsi appunto italiani, perchè oltre la superficie della retorica nazionale son in gran numero dei campanilisti, più che dei nazionalisti.Riguardo il merito dell'articolo sarebbe interessante sapere come fa una capra del genere a diventare assessore alla scuola, ciao, Maurizio

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