Visualizzazioni totali

venerdì 31 gennaio 2014

Il buono delle donne



articolo di Barbara Hoffmann
Lo scorso mercoledì mattina, dalle 10.30 a mezzogiorno, è partito un appuntamento curioso al Laboratorio per la Pace in Via Calò 22/24. 
In collaborazione con il Centro Paci ( per saperne di più http://www.comune.fi.it/export/sites/retecivica/comune_firenze/ultime_notizie/e0240.html ), si organizzano  degli incontri molto informali per parlare italiano, prendere insieme un tè e fare qualcosa con un piccolo gruppo di donne ospiti del centro . In particolare facciamo la maglia e l’uncinetto, e non perché le donne debbano stare per forza a “fare la calza”, ma perché è un modo piacevole di  usare le mani, creare piccole cose, ingegnarsi e divertirsi insieme. È un lavoro che le donne, con alcune varianti e metodi diversi,  fanno quasi ovunque nel mondo e si può fare anche senza molte spiegazioni verbali , semplicemente guardandosi l’una con l’altra e imparando dai gesti e i movimenti delle mani, mettendo insieme saperi e idee.Comunicando per prima cosa col corpo e col fare, un fare che ci portiamo dietro per storia personale, anche se ogni volta diversa.

Il progetto si chiama “Storie di donne sul filo di lana” , per ora siamo un piccolo gruppo ma l’idea ci sembra molto bella. Permette alle donne del Centro Paci di uscire dall’isolamento e alle altre di conoscere storie diverse, ma forse non poi così lontane.


Il primo incontro è partito con qualche timidezza, le signore del centro parlano poco l’italiano e inizialmente comunicavamo un po’ a fatica, ma poi piano piano il clima si è sciolto e si è cominciato a parlare, raccontare di noi, ridere e fare progetti.. tante idee... e da cosa nasce cosa

domenica 5 gennaio 2014

I lettori da giovani- 3

Il blu è un colore caldo  di Julie Maroh, Edizioni Rizzoli Lizard
recensione di Camilla Laponti

Questo libro parla della meravigliosa, incessante, morbosa passione che travolse senza esitazione la giovane Clementine in un giorno della sua vita che considerava molto importante.
Questa passione ha un nome: Emma, capelli blu, labbra piene, occhi azzurri dallo sguardo fiero e coraggioso e una stupefacente voglia di vivere, di creare ed essere se stessa, senza mai provare paura o vergogna. 
Perché questo stupendo e profondo sentimento che riesce a coinvolgere queste due giovani donne non è capito e accettato da tutte le persone che le circondano; e mentre Emma sembra non curarsi dell’opinione altrui, Clementine ha paura. Paura di sentirsi sbagliata, di non riuscire neanche lei a dare un senso a questa irresistibile attrazione che la spinge fra le braccia di questa strana ragazza dai capelli blu.
“…-CLEMENTINE: Hai mai avuto vergogna di essere così?
-EMMA: Solo l’amore può salvare questo mondo. Perché dovrei vergognarmi di amare?...”

 

Giocare e costruire con "niente"


Qual'è il senso di proporre ai bambini un momento e uno spazio per giocare progettare e costruire partendo dal "niente"? Che confidenza hanno i bambini di oggi col vuoto, con la mancanza di giocattoli già pronti, predisposti in strutture rigide, che tendono a ripetere schemi? Che valore c'è nel sentirsi capaci di inventare, realizzare qulacosa, partendo da ciò che non c'è?. 



In questi mesi al laboratorio abbiamo applicato l'essenza del nostro spazio quella appunto di essere un laboratorio, dove si trovano attrezzi, materiali e dove si usano  le mani in diretto collegamneto col cervello.
Un allenamento utile, un occasione di crescita che spesso è poco presente nella vita quotidiana di questa generazione di bambini. 

Esplorare un materiale dal punto di vista delle sue potenzialità, attivare l'immaginazione attraverso il racconto, costruire l'attenzione con cui si impara a risolvere i problemi che via via si pongono, le mille domande che appaiono: 
come faccio a far stare in piedi il mio dinosauro di cartone? 
con che forza devo agire per spillare due cartoncini? 
come faccio a far muovere il braccio del mio pupazzo? 


Facciamolo insieme, a piccoli passi e dal niente nascono città, dinosauri, gnomi che portano doni, piste per le biglie, parole, pensieri, imparando ad aiutare solo quando serve le loro mani. 

Ndt: per l'attività dei dinosauri ci siamo serviti di "CartArte" di F.Silei edizioni Artebambini

sabato 4 gennaio 2014

Formarsi, crescere, parlare intorno a un tavolo

Negli ultimi anni ci siamo sempre più trovate coinvolte in occasioni di formazioni per educatori e insegnanti, in quest'avventura ci siamo portate dietro il nostro modo di lavorare impiegando metodi e strategie attuate coi bambini e i ragazzi, approfondendo cose già provate e sperimentando nuovi metodi. Barbara Hoffmann, ci racconta in questo post una metodologia che abbiamo cominciato ad utilizzare negli ultini mesi e che ha dato buoni risultati.



World Cafè  
di B.Hoffmann



Questo modo di lavorare è molto interessante, lo abbiamo sperimentato in alcuni progetti di formazione per educatori e insegnanti. Come sempre per le nostre cose, si tratta di una “libera interpretazione” del metodo: adeguata ai tempi, alle condizioni e alle persone che ci troviamo di fronte. Ma quello che mi ha stupito è l’efficacia di questo approccio. Le persone coinvolte parlano e partecipano attivamente, vengono fuori tutti i temi e i contenuti che si sarebbero dovuti trattare e chi conduce l’incontro di formazione può partire proprio da quello che le persone sanno e pensano, dando molto senso all’esperienza.



Si tratta di individuare delle domande relative al tema che intendiamo trattare (e questa è una parte importante del lavoro). Poi ogni domanda viene assegnata ad un tavolo. Le persone si accomodano ai tavoli scegliendo l’argomento che le interessa di più e ogni tavolo individua un responsabile. Il responsabile  ha il compito di riassumere e documentare quello che avviene nella discussione su un foglio (foglio grande e pennarelli colorati). 
Dopo circa venti minuti, mezz’ora, si invitano le persone a spostarsi in altri tavoli.. l’invito non è obbligatorio ma è più interessante se si creano degli scambi.. da ora in poi le persone possono cambiare gruppi e inserirsi in altre discussioni. Chi deve rimanere al tavolo è solo la persona responsabile.

Alla fine i responsabili di ogni tavolo presentano i loro elaborati nei quali si sono raccolti pensieri, parole chiave e concetti espressi dalla discussione.


Da qui si procede per affrontare ogni domanda in assemblea si aprono gli interventi e il docente ha la responsabilità di fare dei collegamenti, approfondimenti, chiarimenti o proporre altre domande.

Un’altra cosa interessante è che quando si allestiscono i tavoli, si devono mettere al centro alcune piccole cose: caramelle, bevande, biscottini, caffè.. insomma un invito alla convivialità e al piacere di sedersi insieme ad un tavolo.


Può sembrare banale ma al contrario, dare l’impressione di sedersi in una situazione che predispone a relazioni rilassate, in un clima confidenziale e conviviale, provoca una immediata disponibilità allo scambio e al dialogo... 


Per chi vuole saperne di più, si trova on line una guida pratica di Juanita Brown WorldCafèGuidaPratica.pdf .

http://www.theworldcafe.com/translations/GuidaBreve-al-WorldCafe.pdf