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martedì 17 novembre 2015

Cosa facciamo quando collaboriamo??


In questo mese con il Laboratorio permanente per la Pace  sto girando tra le classi per dei laboratori sulla collaborazione.

Coi bambini e le maestre riflettiamo su cosa vuol dire collaborare, ci prendiamo un po' di tempo (e un po' di spazio) per esercitare la nostra capacità di essere collaborativi perchè cresca, aumenti e se ne prenda consapevolezza!

Quando inizio il laboratorio i bambini sono seduti ai loro banchi, ma ben presto per i nostri esperimenti ci cominciamo a muovere e allora si capisce subito la necessità di collaborare quando siamo in tanti: collaborare tra noi e anche con i banchi!!


Tutti sono molto concentrati, assolvono il compito trasportano insieme il nostro amico Ascanio (che da solo non sta neanche in piedi!) in un percorso prestabilito
e si accorgono subito di cosa è difficile e di quando funziona alla perfezione:
..."é stato difficile soprattutto girarsi tutti insieme"..."lui tirava e non mi aspettava"..."per me era facile!"

Chiedo ai bambini di osservare gli altri mentre fanno gli esercizi e di tenere conto di cosa cambia e di come va l'esercizio gli chiedo di non esprimere giudizi gnerici, ma osservazioni precise, e consigli.

Ascanio è sempre soddisfatto  e ci ricorda che collaborare non è una cosa facile: bisogna esercitarsi sempre!





Nella seconda parte del laboratorio dico ai bambini di trovare, per quest'anno scolastico appena iniziato,  una cosa bella che vorrebbero fare coi compagni,  un sogno da realizzare grazie alla collaborazione di tutti. e di scriverlo su una sagoma che poi elaborano caratterizzandola come se fosse una specie di autoritratto.












Mettiamo i noi stessi -bambini con i sogni scritti nella grande  tasca di Ascanio e usciamo per l'ultimo esperimento.
Dobbiamo  provare a  far volare Ascanio e  i nostri sogni  più in alto possibile  questo però  lo possiamo fare solo collaborando proprio tutti tutti insieme.



E allora se saremo bravi davvero Ascanio con i nostri sogni nella tasca riuscirà a  volare davvero in alto







......e sarà felice perchè lui è convinto che portare i sogni verso le nuvole serve a far sì che si realizzino più facilmente....


è un augurio che facciamo a tutti i bambini!!

martedì 13 ottobre 2015

E la sua forza era nella sciarpa....






Vive in campagna, lontano dalla città, circondato da boschi e da animali,.
                                      
 Gli animali che preferisce disegnare sono la volpe, il coniglio, io lupo e l’orso. lui, i suoi personaggi hanno sempre una sciarpa intorno al collo!



 I cavalli, no perché non gli riescono bene!
Gli animali che compaiono nei suoi libri non sono mai aggressivi, ma hanno un grosso bagaglio di emozioni da trasmettere.
 Può impiegare dai 6 mesi ai 2 anni a completare un suo progetto.
Per realizzare i suoi libri si è sempre ispirato alla vita quotidiana dei suoi due bambini fin da quando erano piccolissimi.
Passava intere giornate ad osservarli!
Adora disegnare cieli bianchi, che sembrano carichi di neve.



 



Questo ha raccontato di sé Emile Jadoul ” illustratore ed autore di albi illustrati per la fascia di età 0-3 anni, vincitore del premio “Nati per leggere 2015” con il libro “Le mani di papà”, durante il seminario tenutosi a Campi B.zio  il 5 ottobre 2015 dal titolo “Baby libri”







Jadoul ha raccontato di aver disegnato “Le mani di papà” con la mano sinistra, quanto aveva fatto in precedenza con la mano  destra non trasmetteva a sufficienza  emozioni .


“Le mani di papà” è un albo di poche pagine, che l’autore  avrebbe voluto pubblicare senza testo in quanto le immagini erano già di per sé cariche di significato, ma l’editore è stato contrario.

Grandi mani che sorreggono un bimbo, lo fanno dondolare. Non si vede il volto dell’adulto.

Questo perché l’intento di Jadoul è che in quelle mani si possano identificare tutti  i babbi del  mondo!














Articolo di Patricia Tayar

GIOCARE IL MONDO

Morin nel suo I sette saperi necessari all'educazione del futuro mette in luce la necessità di insegnare l'identità terrestre

Mi è sempre piaciuta l'unione di queste due parole, mi sembrava che avvicinasse due cose che di solito non si uniscono: l'individuo e il mondo.Una cosa che appare singola accanto a una sicuramente plurale.





Lavorando coi bambini nell'educazione interculturale ci si è presentato spesso il dilemma:  si può "insegnare il mondo"?



Non ho risposta a questa domanda, ma sicuramente il mondo si può giocare!





Agli angoli di ogni strada (anche se forse oggi da noi succede meno), nei cortili, nei giradini si possono vedere i bambini giocare. E' uno spettacolo che non dovrebbe sfuggire a chi si occupa di educazione.


Offrire ai bambini occasioni di fare esperienza dei giochi che vengono più o meno da lontano, dar loro questa questa possibilità  è importante, ancora più se lo facciamo nei luoghi delle nostre città.

Perchè giocando ci si incontra, si sta presenti sulla terra, in connessione stretta con gli altri ma anche con chi siamo e con chi saremo e succede pure se fa freddo e forse pioverà!

Non so se tutto questo vada nella direzione indicata da Morin, ma da quando ho cominciato a imparare a giocare come gioca il mondo, la mia identità terrestre si è consolidata.















Spero che sia così anche per  tutti quei  bambini che in questi anni, hanno giocato con noi.

mercoledì 30 settembre 2015

Ancora col corpo....quando il corpo fa ombra



La luce e l’ombra sono una costante del nostro vivere quotidiano. 
L’alternarsi tra il  giorno e la notte, il gioco del sole nelle giornate estive,
 le ombre lunghe dell’autunno, quelle nitide dei cortile nei caldi pomeriggi di agosto

 e poi la piccola lampada accesa vicino al letto che da piccoli cipermetteva di giocare e far apparire coise meravigliose sul muro bianco.... sono tutte esperienze reali che ci accompagnano nel tempo, un tempo quotidiano di cui abbiamo un esperienza concreta


Eppure la scoperta dell’ombra e del gioco che permette di fare ha il sapore della magia,  una cosa allo stesso tempo banale e fantastica.

Con questi incontri siamo andati alla scoperta di questo mondo in cui il bianco e nero invece di essere noiosi  si scoprono in tutta la loro infinita potenzialità. 


Creando mondi nuovi e trasfigurando in meravigliose entità gli oggetti di tutti i giorni. 

Attraverso il gioco dell’ombra si possono creare così infinite storie.

Un percorso del Labo



Costruire giocattoli è sempre stato un uso dei bambini di tutto il mondo.

Col tempo però la nostra società occidentale e consumistica ha perso questa preziosa abitudine. 

L’uso del giocattolo autocostruito si è però mantenuto in molte zone del mondo ed è uno stimolo utile per far conoscere ai bambini sia giochi di altre tradizioni, sia il divertimento e la soddisfazione di costruire da sè il proprio giocattolo.





In questi incontri abbiamo focalizzato l’attenzione sui tavolieri che sono tipologie di giochi diffusi in tutto il mondo, che permettono anche di raffrontare i vari modi di giocare e di riflettere su come i giochi uniscano le culture più diverse.






La possibilità inoltre di utilizzare per la costruzione materiali di recupero ci fa riflettere e mostrare ai bambini stili di vita differerenti e più sostenibili.

Con lo spazio e con il corpo

In questi giorni di assenza sono accadute molte cose il lavoro è sospeso ma la riflessione no spero di riuscire a condividere di più su queste pagine, seguire suggestioni e pensieri.





Per ora dopo tanto silenzio voglio cominciare piano proponendovi un pensiero su come l'ambiente influisce sul nostro stare in relazione. E, dato che l'educazione passa dalla relazione, l'ambiente influenza moltissimo anche il nostro lavoro di educatori.




Gli spazi deputati all'educazione, appunto, spesso chiusi e angusti non facilitano la relazione tra le persone perchè rendono difficile la relazione con lo spazio...come faccio a cooperare bene in un aula dove se voglio alzarmi per raggiungere il compagno o l'insegnante devo fare le contorsioni?



Al contrario dove ci capita di avere spazi belli e comodi il nostro corpo e lo  spazio che abita interagiscono a favore della relazione educante creando momenti di senso.