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martedì 13 ottobre 2015

E la sua forza era nella sciarpa....






Vive in campagna, lontano dalla città, circondato da boschi e da animali,.
                                      
 Gli animali che preferisce disegnare sono la volpe, il coniglio, io lupo e l’orso. lui, i suoi personaggi hanno sempre una sciarpa intorno al collo!



 I cavalli, no perché non gli riescono bene!
Gli animali che compaiono nei suoi libri non sono mai aggressivi, ma hanno un grosso bagaglio di emozioni da trasmettere.
 Può impiegare dai 6 mesi ai 2 anni a completare un suo progetto.
Per realizzare i suoi libri si è sempre ispirato alla vita quotidiana dei suoi due bambini fin da quando erano piccolissimi.
Passava intere giornate ad osservarli!
Adora disegnare cieli bianchi, che sembrano carichi di neve.



 



Questo ha raccontato di sé Emile Jadoul ” illustratore ed autore di albi illustrati per la fascia di età 0-3 anni, vincitore del premio “Nati per leggere 2015” con il libro “Le mani di papà”, durante il seminario tenutosi a Campi B.zio  il 5 ottobre 2015 dal titolo “Baby libri”







Jadoul ha raccontato di aver disegnato “Le mani di papà” con la mano sinistra, quanto aveva fatto in precedenza con la mano  destra non trasmetteva a sufficienza  emozioni .


“Le mani di papà” è un albo di poche pagine, che l’autore  avrebbe voluto pubblicare senza testo in quanto le immagini erano già di per sé cariche di significato, ma l’editore è stato contrario.

Grandi mani che sorreggono un bimbo, lo fanno dondolare. Non si vede il volto dell’adulto.

Questo perché l’intento di Jadoul è che in quelle mani si possano identificare tutti  i babbi del  mondo!














Articolo di Patricia Tayar

GIOCARE IL MONDO

Morin nel suo I sette saperi necessari all'educazione del futuro mette in luce la necessità di insegnare l'identità terrestre

Mi è sempre piaciuta l'unione di queste due parole, mi sembrava che avvicinasse due cose che di solito non si uniscono: l'individuo e il mondo.Una cosa che appare singola accanto a una sicuramente plurale.





Lavorando coi bambini nell'educazione interculturale ci si è presentato spesso il dilemma:  si può "insegnare il mondo"?



Non ho risposta a questa domanda, ma sicuramente il mondo si può giocare!





Agli angoli di ogni strada (anche se forse oggi da noi succede meno), nei cortili, nei giradini si possono vedere i bambini giocare. E' uno spettacolo che non dovrebbe sfuggire a chi si occupa di educazione.


Offrire ai bambini occasioni di fare esperienza dei giochi che vengono più o meno da lontano, dar loro questa questa possibilità  è importante, ancora più se lo facciamo nei luoghi delle nostre città.

Perchè giocando ci si incontra, si sta presenti sulla terra, in connessione stretta con gli altri ma anche con chi siamo e con chi saremo e succede pure se fa freddo e forse pioverà!

Non so se tutto questo vada nella direzione indicata da Morin, ma da quando ho cominciato a imparare a giocare come gioca il mondo, la mia identità terrestre si è consolidata.















Spero che sia così anche per  tutti quei  bambini che in questi anni, hanno giocato con noi.